La collezione Cardazzo di Gabriella Cardazzo appassionata del settore originaria di Venezia, è stata acquisita nel 2005 nell’intento di creare una sezione parallela all’epoca del mondo della carrozza quale spaccato della vita quotidiana del gioco e del giocattolo in uso nella società borghese e tra le classi meno abbienti d’Europa nel secolo XX. La collezione costituisce una testimonianza etnografica nel giocattolo dei secoli XIX e XX prodotti in Europa, nei paesi extra europei e nei paesi d’oltre oceano.

Numerosi esemplari riproducenti cavalli e carretti, bambolotti, burattini, giocattoli in latta, in legno, in cartapesta, in celluloide, nel panorama più ampio della produzione di giocattoli a partire dal secolo XIX per arrivare alle produzioni degli anni Settanta del secolo XX. La donazione Cardazzo costituisce il nucleo principale del Museo del Giocattolo, in quanto per espresso desiderio della stessa collezionista, il museo si integra di continue acquisizioni nel settore come di fatto avviene con generose donazioni spontanee dal territorio e anche dall’estero, in particolare la donazione di Andrea Gattini dall’Australia, della propria collezione di giocattoli ricevuta in regalo da bambino, degli anni Cinquanta-Sessanta completa di vetrina espositiva.

Seguono donazioni interessanti da San Martino, da Rivignano Teor, da Pordenone, da San Vito al Tagliamento e alcuni comodati come la splendida Bugatti a pedale del 1938 di Claudio Beltrame di Varmo e il cavallo con carretto dell’Andalusia della prima metà del Novecento di Cesare Kechler.

L’allestimento segue il criterio dell’esposizione dei giocattoli per tipologie e materiali dell’epoca quali il legno, la cartapesta, le stoffe preziose, il bisquit e i capelli naturali per le bambole dell’Ottocento, le pezze e le imbottiture per i giocattoli poveri, la celluloide prima della plastica, giocattoli in latta e con meccanismo, bambolotti, burattini e marionette della prima metà del secolo XX, celluloide, plastica dura e gomma per le bambole dagli anni Trenta agli anni Settanta del Novecento, la latta litografata degli anni Settanta secolo XX.

Un settore molto pregiato quale produzione della seconda metà del secolo XIX è quello delle bambole in bisquit alla firma di produzione tedesca Armand Marseille.

I maggiori centri di produzione di bambole in bisquit erano la Germania e la Francia, la testa veniva prodotta in ceramica grezza con pigmenti che conferivano un incarnato naturale e con particolare attenzione ai capelli naturali.

Erano le famose Fashion Dolls fabbricate tra il 1860 e il 1890, bambole manichino o bambole alla moda per le classi più abbienti dell’epoca come modelli dello stile di vita da perseguire.

I capelli erano naturali o in mohair secondo le acconciature dell’epoca, gli occhi di vetro fissi o mobili con ciglia e sopracciglia dipinte e il sorriso con denti a vista, gli arti erano in legno o in composizione, un impasto di colla farina e segatura colato dentro a stampi. Gli abiti erano tessuti preziosi, sete, pizzi e crinoline secondo i dettami della moda dell’epoca.

Negli anni Venti del Novecento la ditta Lenci introducendo il morbido feltro segnò la fine delle fragili bambole precedenti e un nuovo modo di produzione della bambola. Il marchio Lenci fu depositato a Torino da Enrico Scavini nel 1919, LENCI sta per Ludus Est Nobis Constracter Industria. Grazie alla collaborazione della moglie Elena Konig, la bambola Lenci diventò non solo un giocattolo vero ma soprattutto una creazione artistica che si distinse per la lavorazione accurata, la ricercatezza degli abiti e l’originalità dei dettagli. Fu proprio Elena Konig ad avvalersi della genialità di artisti come il grafico cartellonista triestino Marcello Dudovich, creò veri e propri modelli di tendenza capaci di influire sulla cultura e sulla moda, tipici gli sguardi obliqui ed i volti imbronciati delle bambole Lenci che divennero oggetto di culto per bambini ma anche per adulti. La produzione si dedicò infatti anche alle Ladies, le bambole da Boudoir destinate ai letti o divani di particolari salotti con finalità esclusivamente decorative, sono apprezzate soprattutto le Ladies del maestro Dudovich.

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